Una faccia, una razza! – Il resoconto del mio primo viaggio in Grecia

Una faccia una razza. Quando ho sentito per la prima volta questa frase sono rimasto scioccato. Düsseldorf, una pazza notte di qualche anno fa, housewarming party a casa di qualcuno che in questo momento nemmeno ricordo. Mi avvicino al frigo alla disperata ricerca di una birra gelata, ma il frigo è vuoto come la scatola cranica di Salvini. Nulla da fare Sacco, game over!

La scena non rimane però inosservata. Alla finestra, dietro una coltre di fumo, Tassos sta discutendo animatamente con Spiros di calcio. Paok vs Olympiakos, il conflitto israelo palestinese al confronto sembra una lite condominiale. Mentre accende la sua 43esima sigaretta Tassos osserva il mio drammatico siparietto con il frigo, mi si avvicina con fare deciso e mi grida alle spalle “Stefano, una faccia una razza!”. Rimango per un attimo esterrefatto, cornuto e mazziato penso tra me e me, non contento di aver visto il mio dramma personale ora viene a rincarare la dose. Una faccia una razza… Ma che devo sentire? In questa epoca di beceri rigurgiti nazionalisti un greco che insulta un italiano in Germania nella sua lingua è un colpo al cuore, Le Pen starà esultando da qualche parte. Poi accendo l’ultimo neurone rimasto, mi giro e vedo un angelo biondo con un sorriso smagliante e due birre in mano “Una faccia una razza Stefano, una faccia una razza” e mi porge una delle due.

Non ricordo di quale marca si trattasse ma il sapore di quella birra rimarrà per sempre intatto nella mia mente. Amicizia al primo sorso, con un fortissimo retrogusto di ospitalità e gioia di condividere, particolarmente controindicata a soggetti affetti di tirchite acuta. Quella birra mi ha fatto scoprire questo modo di dire, utilizzato quasi esclusivamente dagli ellenici, per definire la relazione millenaria tra i nostri popoli, ma soprattutto è stata l’epifania del mio amore per la Grecia. Una relazione a distanza, la nostra, che per anni ho dovuto reprimere, nonostante mi sia concesso qualche Moussaka per alleviare il dolore. Una lunga attesa piena di dubbi e paure, sarà il mio amore corrisposto o sarò lasciato solo all’altare? Tutto questo fino a venerdì scorso, il giorno in cui sono atterrato all’aeroporto di Salonicco. I timori di questi anni si sono sciolti come neve al sole già nel taxi in direzione dell’hotel “Italiano? Una faccia una razza!”. Tassisti, camerieri, baristi, gente di strada, qualsiasi persona con la quale abbia avuto il piacere di conversare mi ha dichiarato il suo amore per il nostro paese e la nostra cultura; Fellini, Pasolini e Mastroianni, questi i più citati. E i loro occhi, non appena dicevo fossi italiano, si illuminavano, nemmeno avessero visto la madonna. Che dire, nonostante abbiamo scippato le loro divinità, provato a invaderli nel ‘4o con le armi e ora affolliamo le loro isole ogni estate, i greci ancora ci amano; è proprio vero, l’amore è cieco!

γειά σου αγάπη

banda musicale lungomare salonicco

*Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente voluta

**Dedicato a Chara, una splendida anfitriona, una grande donna

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