Saccodiballe e il Duca Conte allo stadio

C’era una volta un piccolo emigrante italiano in terra tedesca, che dopo anni di sacrifici e leccate di culo era riuscito ad ottenere un modesto impiego in una grossa multinazionale, ufficio varie ed eventuali.

Il nostro piccoletto aveva capito fin da subito le dinamiche aziendali. Aveva ottenuto il primo aumento rinnegando Italia-Germania 4 a 3, la prima promozione quando aderì ai Ratzinger Boys e il tanto agognato ufficio personale quando esultò al rigore sbagliato da Zaza. Inviso ai colleghi italiani, schifato dai tedeschi, perculato da tutti gli altri, il piccoletto sognava da tempo la rivincita su tutti i suoi detrattori e aspettava l’occasione che potesse cambiargli la vita.

Un giorno, mentre si recava allo stadio per gufare la squadra della città in cui viveva (non sopportava vedere i propri concittadini contenti), l’occasione si palesò travestita in una e-mail aziendale. Il Megadirettore Clamoroso Duca Conte cercava tra i suoi subalterni una vittima sacrificale che lo accompagnasse allo stadio per vedere il suo Borussia Mönchengladbach sfidare il Bayer Leverkusen. Squadra modesta la seconda, almeno in quella stagione, formazione giovane e ambiziosa quella del Duca Conte. Il piccoletto, certo in cuor suo della vittoria, e della conseguente promozione, esultò in maniera pacata e ordinaria, poi ordinò una cassa di Dom Perignon del 1815, edizione Waterloo. Quindi chiamò tutti i suoi amici, conoscenti, colleghi, nemici minacciandoli di purghe e punizioni esemplari.

Il grande giorno arrivò e il nostro protagonista preparò con grande cura ogni minimo dettaglio, a partire dall’outfit, rigorosamente bianco, nero e verde come i colori sociali del Borussia.  Abbigliamento del piccoletto: giacca commemorativa dello scudetto del ’76/77, rubata a una vecchia zia tedesca, pantaloncini a pinocchietto, in realtà pantaloncini officiali della squadra, taglia XL, sciarpa neroverde del Sassuolo rubata nei bagni dell’autogrill di Roncobilaccio Ovest. Il Duca Conte lo guardò con un misto di ribrezzo e commiserazione, chiedendosi perché mai non fosse andato allo stadio da solo. Disinteressato della partita in sé ma interessatissimo alla vittoria della squadra del Megadirettore Clamoroso, il piccoletto era pronto. Al fischio d’inizio dell’arbitro le cose si misero subito bene per il Borussia. I padroni di casa giocavano a memoria, squadra corta e compatta, palla a terra e passaggi di prima, sembrava di vedere giocare l’Ajax di Cruijff. Dopo appena 7 minuti il Borussia andò in vantaggio e il piccoletto esultò più del capo degli Ultras, pregustandosi i prossimi scatti aziendali, il lunedì libero e le poltrone in pelle umana. Il tempo passava e le occasioni per raddoppiare fioccavano, ma un po’ l’imprecisione degli attaccanti, un po’ il portiere avversario, il primo tempo si chiuse 1-0. Durante la pausa il piccoletto si offrì di prendere un drink al Duca Conte vistosamente assetato, scomparve alla ricerca del bar e si ripresentò a partita iniziata con una pinta di Jägermeister a temperatura ambiente, con grande disappunto del Megadirettore Clamoroso che non desiderava altro che una fresca birra alla spina. Il piccoletto pensò bene di stemperare la tensione con una frase ad effetto:

“Non si preoccupi, oggi gliene facciamo 3”

Non appena pronunciò il “3” il Bayer pareggiò in contropiede e il nostro sventurato si tracannò alla goccia mezza pinta di Jägermeister. L’inerzia della partita era cambiata. Il Borussia sembrava stanco e confusionario, mentre la squadra ospite prese coraggio e si buttò in avanti alla ricerca del vantaggio. Che puntuale avvenne dopo 5 minuti. Al secondo gol la formazione locale sembrava ferita a morte e il Bayer iniziò ad accanirsi sui bianconeroverdi come avvoltoi. Altri 10 minuti ed ecco il 3-1, il Duca Conte, memore dell’infelice battuta precedente, gelò con lo sguardo il piccoletto che si rifugiò nella pinta di Jägermeister, mai amaro fu più amaro. Lo sciagurato comprese che non solo poteva dimenticarsi le poltrone in pelle umana, ma che anche gli altri benefit accumulati durante anni di sciacallaggi e bassezze di ogni tipo erano a serio rischio. Ma non era finita qui. Al quarto gol il piccoletto, ormai totalmente ubriaco, iniziò ad imprecare verso l’arbitro in bulgaro, al quinto si scagliò contro uno steward della security di due metri, nella speranza di uscirne morto. Il Megadirettore Clamoroso al minuto 88 lasciò lo stadio bestemmiando in sassone, mentre lo sciagurato veniva portato via con l’ambulanza. Il lunedì mattina in ufficio tutti parlavano di lui e si chiedevano che fine avesse fatto. Qualcuno disse che lo aveva visto fare l’elemosina alla stazione di Duisburg, altri giurarono di averlo intravisto in bici mentre portava pizze nei sobborghi di Solingen. Il suo ufficio era stato smantellato e al suo posto c’era una spillatrice di birra alla spina. La sete di vendetta del Duca Conte poteva così essere servita per tutti, bella fresca.

fantozzi semenzara

*Alla memoria di Paolo Villaggio, ignobilmente plagiato in questo post, godetevi l’originale. Il ringraziamento per le copiose risate amare non potrà mai colmare la tristezza per la mancanza, oggi, di un genio di pari livello.

**Ogni riferimento a persone esistenti, fatti realmente accaduti e multinazionali tedesche è puramente casuale. Per portare le pizze a Solingen c’è sempre tempo!

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