18 giorni, la durata del mio viaggio a Cuba. Abbastanza per capire che il sogno della Rivoluzione nell’isola caraibica sia svanito e quello che resta dell’utopia socialista da quelle parti sia mediocrità, rassegnazione e una certa tristezza, almeno per il sottoscritto.
Cuba è un’isola stupenda. Un clima da sogno 330 giorni l’anno, spiagge idilliache, una natura lussureggiante quanto contaminata da un’industrializzazione ferma al 1900. Un Paese rallentato a livello sociale ed economico da una dittatura che livella verso il basso e in cui trionfa l’ignavia, il trionfo dello statalismo nella sua peggiore espressione. Gente splendida ma privata del sogno di una vita migliore.
A fare da contraltare Cuba è un Paese molto sicuro, la microcriminalità è ai minimi e la sicurezza per un turista è pari a quella percepita in Liechtenstein.
Lascio al Capitone Fannullone la lista di tutte le cose che non funzionano, mi ha fatto molto riflettere la frase di un ragazzo olandese incontrato in viaggio:
“Cuba è un Paese senza speranza”.
Il mio proverbiale ottimismo è stato minato da questa sentenza. Penso che Cuba abbia la possibilità e le opportunità per riscattarsi, le risorse non mancano e l’anacronistico embargo degli Stati Uniti è un cappio troppo stretto. In un mondo sempre più globalizzato imporre la chiusura TOTALE di relazioni commerciali con l’estero è una punizione che nessuno nazione può permettersi di superare, figuratevi una isola caraibica a 400 km dalla Florida.
La cosa più triste? Il turismo sessuale, ça va sans dire. Sembra che negli ultimissimi anni si sia ridimensionato grazie a dei controlli più rigorosi della polizia cubana, ma non sono mancate scene disdicevoli. Su tutte uno squallido austriaco 70enne che si è fatto “recapitare” in un ristorante di Santiago una giovane per mostrarle la collezione di farfalle portata da casa e delle ragazzine che promettevano per strada a Santa Clara rapporti orali per due spicci.
Spesso si sente dire che la politica sia slegata dal paese reale. Quale classe politica può tollerare che la stragrande maggioranza dei giovani sia scappata o cerchi in ogni modo di fuggire dal proprio Paese per mancanza di opportunità? O che ancora peggio tolleri la prostituzione minorile per strada? Tutto questo sopprimendo qualsiasi tipo di protesta, chiedetelo a coloro che nel luglio dello scorso anno sono scesi in piazza e si sono beccati fino 30 anni di carcere…
Le dittature tutte sono abominevoli, dalla A alla Z, ma quelle che nascono da un sogno di libertà ed uguaglianza fanno ancora più male, almeno al mio cuore.
Dedicato a Riccardo, compagno di viaggio, cazzeggio, varie ed eventuali.