Non si può morire da giovani, mai. Non si può morire in un incidente stradale a migliaia di chilometri da casa. Non si può morire portandosi con sé un carico di sogni e illusioni che la vita ahinoi di lì a poco si appresterà a ridimensionare.
La tragedia di Tarragona, 13 persone morte nello schianto di un bus in Catalogna, mi ha gelato il sangue. Siamo abituati a sciagure di ogni sorta: attacchi terroristici da una parte, terremoti o alluvioni dall’altra, le cover dei principali siti di informazione sono ormai un camposanto. La prossimità affettiva stavolta è stata troppo forte, di colpo sono ripiombato nel 2007, anno del mio Erasmus. Destinazione? Barcellona!
Come tanti ragazzi della mia età, quasi alla fine del mio corso di studi, decisi di intraprendere questa avventura. Dopo un estenuante tampinamento della Responsabile Erasmus di Perugia, Piero (l’amico di una vita) e io riuscimmo a vincere due borse per Barcellona. Era il dicembre del 2006, l’Italia era campione del mondo, e noi ci apprestavamo a scoprirlo, il mondo.
Un’esperienza unica, 5 mesi che hanno sconvolto la mia esistenza, e che hanno contribuito a formare la mia personalità, con tutti i pregi ma soprattutto i difetti che ho.
Un viaggio in cui ho condiviso sogni e speranze con tanti ragazzi di mezzo mondo.
“Terminiamo gli studi e torneremo a Barcellona!”
Questo dicevamo allora. Con l’aria spensierata e sognatrice di chi a 20 anni non sa ancora cosa vuole dalla vita ma sa che vuole godersi quegli attimi fino all’ultimo, perchè non torneranno mai più.
Momenti irripetibili che custodisco gelosamente nella mia mente, come il viaggio in bus a Valencia in occasione de Las Fallas del 2007. Un viaggio come un sogno, un sogno che a qualcuno è stato spazzato via per sempre…

Il gruppo italo polacco in bus direzione Valencia, Las Fallas marzo 2007
*Dedicato a Elena, Francesca, Elisa, Lucrezia, Valentina, Serena, Elisa e tutte le altre vittime della tragedia di Tarragona, i vostri sogni non moriranno mai.