Il mio Camino

C’è chi intraprende il Camino per conoscere sé stesso. Chi per capire cosa vuole dalla vita, chi scappa da qualcosa e chi non ha un mazzo da fare, perché no? Il bello del Camino è proprio questo, ognuno ha le proprie motivazioni e la propria storia, pronto ad aprirsi per arricchirsi ed arricchire i suoi compagni di viaggio.

Ho deciso di percorrere il Camino di Santiago perché volevo una conferma. Dopo anni di relativo benessere e serenità ho avevo preso una decisione repentina quanto mai risoluta, lasciare l’azienda che amavo e mi aveva coccolato e la città che mi aveva fatto scoprire e innamorare della Germania. Una decisione che in realtà coltivavo da tempo ma che aveva subito un’accelerata nelle ultime settimane.

Lavoro, famiglia, sport, hobby, etc … La vita di tutti i giorni è alquanto frenetica per fermarsi a pensare a quello che si sta facendo. Come dimostrato anche per alcuni meeting di lavoro, non c’è niente di meglio che mettersi a camminare quando si vuole riflettere. Quando il corpo si mette in moto, il cuore pulsa sangue DOC che irradia tutto il corpo di linfa vitale, e quando lo si fa lontano da tutto e da tutti ci si riesce a concentrare in maniera ottimale sul problema che si vuole risolvere.

Così camminando dopo una settimana circa ho avuto la mia tanto sospirata conferma, la decisione che avevo preso era quella giusta, almeno lo spero 😛 Ringrazierò vita natural durante il mio miglior compagno di Camino, il buon Lars, per le lunghe chiaccherate sulla “Lebensqualität”. Discutere con individui illuminati con qualche primavera in più della tua aiuta ad aprire la mente a punti di vista diversi e a vagliare ipotesi e soluzioni finora inesplorate.

Tutto qui?

Assolutamente no. A prescindere dalle splendide camminate, la varietà dei paesaggi e la ricchezza delle persone incontrate, il Camino mi ha fatto scoprire me stesso anche dal punto di vista fisico, mettendo a nudo i miei limiti e le mie debolezze.

Una fastidiosissima infiammazione al tendine di achille stava per compromettere la mia cavalcata verso Santiago. Un infortunio che spavaldamente non avevo messo in conto, convinto che la maratona e il triathlon corsi quest’anno mi avessero dato una corazza indistruttibile, sufficiente per presentarsi ai blocchi di partenza senza una preparazione specifica. Con una certa arroganza avevo sottovalutato la durezza di camminare 6/7 ore al giorno con uno zaino in spalla, e così dopo 19 giorni alle porte di Ponferrada le frecce di Paride sono giunte al mio tallone. Grazie a questa infiammazione ho messo i piedi per terra, almeno metaforicamente, e dopo 2 giorni di riposo forzato e le preziose cure via remoto del mio team medico da Montefiascone sono rinato.

Ho iniziato così un secondo Camino, più rilassato e meno stressante dal punto di vista fisico del precedente, che mi ha permesso di amplificare lo stato di goduria fino all’orgasmo provato all’arrivo davanti alla Cattedrale di Santiago.

Questo è quanto, spero di non avervi tediato, il titolo del post era esplicativo 😛  Non voglio consigliarvi e/o obbligarvi a intraprendere il Camino, così come non l’ho fatto con le persone incontrate finora, ognuno è libero di riflettere nel modo che ritiene più opportuno. La vita stessa è un Camino, vivetela con il cuore puro e arriverete alla vostra Santiago. ¡Buen Camino!

Per consigli più pratici vi consiglio di leggere il mio post con 6 dritte per preparare al meglio il Camino di Santiago.

 

 

*Dedicato a Lars, amico fedele e compagno di viaggio ideale. Auguro a chiunque intraprenda il proprio Camino di trovare il suo Lars.

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