Ci sono momenti nella vita di ognuno in cui le certezze vengono meno. Attimi in cui tutto quello in cui si ha creduto per anni si sgretola e ci si trova nudi di fronte alla realtà delle cose.
Mercoledì 5 aprile, Cinema Renoir, Barcellona.
Alla notizia dell’uscita del nuovo Dumbo, non potevo non dedicare l’ormai rituale miércoles al cine con il fido Moein all’ultimo lungometraggio di Tim Burton. Se vi aspettate una critica al film avete sbagliato post, l’oggetto del discorso è ben altro.
Ore 20:41 circa, alla tenera età di 36 anni per la prima volta ho sentito pronunciare l’elefante preferito della mia infanzia con il suo vero nome, DUMBO, con la A, e la mia vita è cambiata.
“La migliore scuola di doppiaggio al mondo*”
Vero o falso che sia, troppo spesso questa frase viene sbandierata ai 4 venti per nascondere uno dei problemi atavici che ci affligge, la scarsa dimestichezza con la lingua di Her Majesty. Un difetto che non permette di gustarsi al meglio l’arringa finale di Al Pacino di Scent of a woman o il “Wendy i’m home” di Jack Nicholson in Shining. Non me ne voglia la buonanima di Ferruccio Amendola, ma un film doppiato è come un rapporto con il preservativo, il piacere può essere intenso, ma pur sempre limitato.
Lancio un appello a tutta la popolazione italiana.
Facciamo in modo che nelle nostre televisioni e cinema si dia maggiore spazio ai film in lingua originale. Prendiamo una decisione per le generazioni future, non neghiamogli la possibilità di raggiungere un coito perfetto solamente perché a noi ci piace così. Bacchettoni che non siete altro 😛
*Ho sentito dire la stessa frase anche da spagnoli e da francesi. La domanda sorge spontanea. Un francese che non parla spagnolo e italiano, come fa a dire che la scuola francese di doppiaggio sia la migliore al mondo? Idem con patate per gli altri.
**Dedicato a Moein che mi ha fatto riscoprire la magia del cinema, soprattutto grazie ai film in versione originale